Interview with the Winners of the Second Edition of the Maestri d’Eccellenza Award - LVMH

Intervista ai vincitori della seconda edizione del Premio Maestri d'Eccellenza - LVMH

Interviste ai vincitori del Premio Maestri d’Eccellenza 2024 – storie di maestria, innovazione e passione per l’artigianato.
The Blessing of Being an Artist-Mother Lettura Intervista ai vincitori della seconda edizione del Premio Maestri d'Eccellenza - LVMH 11 minuti

Mestieri d’Eccellenza LVMH ha annunciato i 4 vincitori della seconda edizione del Premio Maestri d’Eccellenza, organizzato con Confartigianato Imprese, Camera Nazionale della Moda Italiana e la Maison Loro Piana Scopri di più sul premio qui. 

La cerimonia di premiazione avvenuta presso il Belvedere di Palazzo Lombardia ha accolto le opere dei 9 finalisti - Antonio Dattis, Cristina Busnelli, Francesco Ballestrazzi, Rinalda Bonazza, Joy Harvey, Jules Vissers, Fabio Molinas, Matteo Tampone, Giuseppe Toffoli - incorniciate dall'installazione digitale creata da Fabrizio Plessi. 

Abbiamo fatto alcune domande ai vincitori dell’edizione 2024 - continua a leggere per scoprire di più


Maestro Artigiano d'Eccellenza – Antonio Dattis

ebanista, restauratore e liutaio - Sava, Taranto

Cosa significa per te aver ricevuto il titolo di Maestro d’Eccellenza? 

Aver ricevuto il premio Maestro Artigiano d’Eccellenza 2024 ha per me un significato profondo, legato non solo al mio lavoro, ma alla mia stessa vita. Solo ora mi rendo conto di aver raggiunto un traguardo che non avevo mai considerato, essendo sempre stato così assorbito nella creazione delle mie opere, nate prima di tutto per una mia esigenza personale: suscitare meraviglia, in me stesso e in quelle persone sensibili capaci di riconoscere l’abilità dell’uomo nel creare bellezza.”

Puoi raccontarci il tuo percorso: come sei arrivato a diventare un Maestro Artigiano? Quali sono stati i momenti chiave?

Il mio percorso formativo, forse, è iniziato con me. Sin da bambino ho mostrato una spiccata manualità e inventiva: fare e costruire erano i miei giochi preferiti. Frequentavo la scuola elementare e, dopo i compiti, correvo nella bottega di un falegname vicino a casa. Così ho cominciato, imparando le prime nozioni del mestiere, ma con un’attrazione particolare per gli strumenti musicali a corde. Desideravo costruirli, senza sapere davvero il perché. 

Non avendo le risorse economiche per spostarmi e studiare in una delle poche scuole di liuteria, ho cercato di apprendere il più possibile in modo empirico: attraverso libri, manuali, riviste specializzate e altro. Erano gli anni '70/'80, tempi in cui internet non esisteva. Ho costruito i miei primi strumenti a 11 anni, copiandoli da fotografie e affidandomi all'intuito, poiché non avevo mai visto uno strumento vero da vicino. Finita la scuola dell’obbligo, ho iniziato a lavorare come apprendista presso un maestro ebanista, Ubaldo Milizia, che aveva lavorato per molti anni a Torino. Successivamente, sono andato a bottega da un maestro liutaio a Taranto, Alfredo Baroni, che aveva lavorato a Bologna e frequentato la bottega di Ansaldo Poggi. Così ho cominciato a costruire i miei strumenti.

Puoi raccontarci una storia dietro una tua creazione che consideri emblematica della tua carriera?

Ricordo con orgoglio quando, nel 2007, un museo americano, il MIM di Phoenix in Arizona, acquistò un mio strumento: l’Ottobasso, un gigantesco contrabbasso alto quasi quattro metri, strumento rarissimo inventato in Francia dal liutaio Jean Baptiste Vuillaume su commissione di Hector Berlioz tra il 1849 e il 1851. Dei tre esemplari costruiti da Vuillaume, due sono andati perduti e uno è conservato a Parigi nel Musée de la Musique, restaurato ma non funzionante.

Maestro Creatività Artigianale – Francesco Ballestrazzi

Modista - Milano

Puoi raccontarci il tuo percorso: come sei arrivato a diventare un artigiano? Quali sono stati i momenti chiave?

Il mio percorso è abbastanza complesso, ma diciamo che non è stata una carriera che ho intrapreso per scelta, ma piuttosto perché mi ci sono ritrovato riscoprendo un talento nascosto dopo un brutto e complicato momento della mia vita.

Diciamo poi che si va avanti e si prova a rialzarsi e con non poca fortuna mi sono ritrovato ad avere la possibilità di vedere le ultime collezioni di Alexander McQueen da molto vicino (facevo il venditore in show room) e così ho capito che potevo colmare quello che mi mancava con l’arte. 

Un altro momento decisivo per la mia attività è stato quando ho capito, dopo anni di lavoro presso il dipartimento vetrine di Moschino, di avere un po’ un tesoro come mani e incoraggiato dal mio compagno e dalla mia mentore e capo, ho iniziato a fare questo lavoro.

Puoi raccontarci una storia dietro una tua creazione che consideri emblematica della tua carriera?

    Uno dei primi pezzi che ho creato è stato una testa di cavallo in pizzo nero, sono partito da una scultura fatta da me della testa e seguendo il concetto dei blocchi di legno per fare i cappelli in feltro, ho modellato il pizzo e creato un’ acconciatura.

    Questo cavallo ebbe un grande successo e colpì subito un sacco di persone nel settore moda e non solo, fu uno dei primi grandi editoriali in cui comparve una mia creazione. Vogue Italia scelse un mio cappello tra la selezione della stylist, così all’inizio della mia carriera mi ritrovai pubblicato su uno dei più importanti magazine di moda, con un mio cappello indossato da una giovane Cara Delevingne, al fianco di altri maestri come Stephen Jones e Philip Treacy.

    Come trasmetti il tuo sapere alle nuove generazioni? Qual è il messaggio che vuoi lasciare ai futuri artigiani?

      Ho iniziato ad insegnare nelle università ormai 7 anni fa ed è un lavoro che non sapevo mi avrebbe appassionato così tanto, adoro insegnare e provare ad instillare quel fuoco che ho dentro un po’ in ogni studente che ho la fortuna di conoscere, cercando sempre di fargli capire cosa vuol dire essere artista e artigiano e che se si ha questa passione dentro la si deve  alimentare giorno dopo giorno.

      Sottolineo il fatto che è un percorso difficile, a tratti molto doloroso, che non è da tutti ma che ti riempie il cuore.

      Come riesci a coniugare la tua visione creativa con le richieste del mercato contemporaneo?

        Questa forse è la parte più difficile del mio lavoro e soprattutto del mio essere artista, perché coniugare arte e mercato non è una cosa semplice, ho provato per svariati anni ad avere negozi in giro per il mondo ma non era per me, così sto improntando quello che faccio su un discorso di esclusività e pezzi unici, principalmente su misura, ma che non snaturano quello che sono per un discorso commerciale, poi sono caparbio quindi finché posso cerco di piegare il mercato a quello che sono io.

        Maestro Emergente Artigiano d'Eccellenza – Rinalda Bonazza

        Merlettaia (lavorazioni del merletto a tombolo o a fuselli e la tecnica compatta a nodi) - Comacchio, Ferrara

        Cosa significa per te aver ricevuto il titolo di Maestro Emergente Artigiano d’Eccellenza e come pensi che influenzerà il tuo futuro?

          Essere insignita del titolo di Maestra Emergente Artigiana d’ Eccellenza è una grande gioia e un onore, perché è un pubblico riconoscimento della qualità di alto artigianato del manufatto che ha vinto il premio e, più in generale, della mia produzione di arte decorativa da parte della giuria più qualificata che potessi sperare.

          Nel mio biglietto da visita questo titolo sarà orgogliosamente esibito e ciò mi fa sentire supportata, consapevole del valore del mio fare artigiano. L’obiettivo più ambito per me è di poter collaborare con designer e artisti; ora penso di avere più possibilità che questo si possa realizzare.

          Qual è stata la scintilla che ha dato vita al tuo progetto artigianale? Quale è stata la tua ispirazione iniziale?

            L’ ispirazione iniziale è nata dal desiderio di realizzare opere di arte decorativa che rispecchiassero il mio gusto per il bello, realizzate con tecniche tradizionali ma declinate in modo innovativo nel linguaggio espressivo, attuali nei soggetti, in sintonia con l’estetica contemporanea. Per più di vent’anni ho lavorato a questo con passione. 

            Nel 2019 ho visitato Homo Faber ed è scattata la scintilla del desiderio di partecipare fattivamente al rinnovato interesse verso l’arte decorativa.Nel 2022 ho fondato la mia impresa Rizza-Artexture.

            Puoi raccontarci una storia dietro una tua creazione che consideri emblematica della tua carriera?

              La riproduzione di “Amorpha, fuga a due colori” di Kupka è stato un test, ha segnato uno spartiacque tra i lavori precedenti e quelli successivi; i primi sono stati eseguiti dall’alto verso il basso, seguendo la tradizione. Sentendo la direzione obbligata come un limite alla mia progettualità, ho concepito la possibilità di declinare con duttilità, cioè a direzioni variabili, l’interazione delle due tecniche, merletto a fuselli e lavorazione a nodi, tra loro. L’opera è riuscita e la considero emblematica perché qui ho potuto definire compiutamente i codici originali del mio personale linguaggio espressivo.

              Maestro dell'Innovazione d'Eccellenza – Fabio Molinas

              Designer - Calangianus, Sassari

              Le opportunità offerte dal premio, come la visibilità mediatica e le visite negli stabilimenti Loro Piana, rappresentano un'occasione unica. Cosa speri di imparare e in che modo credi che queste esperienze possano influenzare il tuo futuro professionale?

                Credo che il percorso di mentoring sia un’occasione di crescita professionale privilegiata, non capita tutti i giorni di avere l’opportunità di confrontarsi con realtà del made in Italy consolidate come Loro Piana. 

                Speravo di vincere il premio soprattutto per poter accedere a questo accompagnamento alla formazione, e aver modo di osservare, capire, e farmi capire in un sistema tanto complesso quanto meraviglioso come la moda di alta gamma. Vedere dall’interno come si struttura un brand mi aiuterà sicuramente ad inquadrare meglio la mia attività in un contesto più ampio e venire incontro alle esigenze aziendali interne, ma anche saper cogliere i segnali di un mercato in continua evoluzione.

                Quale ruolo gioca la sostenibilità nel tuo lavoro?

                  La sostenibilità gioca un ruolo fondamentale nel mio mestiere, e pensandoci bene, ho lavorato in modo sostenibile sin da quando ho iniziato la mia carriera da Industrial Designer.

                  Ho sempre avuto rispetto per la natura e gli animali, avendoli a contatto da piccolo in Sardegna, è stato un processo naturale includere un modello sostenibile come parte fondamentale della mia progettazione. Una sostenibilità che va ben oltre l’artefatto in sé e la sua filiera, ma una sostenibilità a 360°, che include anche una sostenibilità sociale, e mentale. Si parla tanto di sostenibilità per l’ambiente, ma non ci si sofferma tanto sulla sostenibilità “psicologica”. Se una mente non è equilibrata, o in burnout per usare un anglicismo, non sarà in grado di dare il meglio di sé e rigenerarsi naturalmente, come fa un campo nelle varie stagioni. Le migliori idee provengono sempre da menti riposate :) 

                  Come riesci a innovare il tuo lavoro mantenendo al contempo vive le tecniche artigianali tradizionali? Qual è il tuo approccio per bilanciare passato e futuro?

                  Questo vincolo (innovazione-tradizione) non si è manifestato subito, o meglio, ci sono voluti anni per realizzare che la maggior parte dei miei progetti aveva un richiamo al passato ma decodificato in chiave contemporanea. 

                  Nel caso concreto dei materiali di nuova generazione in sughero, io ci sono cresciuto a contatto con questo materiale, quando andavo ad aiutare mio nonno nel suo laboratorio artigiano, dove spazzavo ingenti quantità di polvere, e vedevo gli artigiani estrarre e lavorare una risorsa fondamentale per il territorio da cui provengo. Intorno al sughero si è così costruita un’intera società con saperi secolari. Questi saperi sono la base per creare innovazione, non si trovano agli antipodi, ma fanno parte della stessa creatività e idee che 200, 100, 50 anni fa si sono stratificate per arrivare fino a noi per essere ulteriormente interpretate. D’altronde tutte le innovazioni partono sempre da innovazioni precedenti che con il trascorrere del tempo, e la cultura, sono diventate tradizione.


                  This balance between innovation and tradition didn’t come to me right away. It took years to realize that most of my projects referenced the past but were reinterpreted through a contemporary lens.